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lunedì 14 novembre 2016

WHAT'S UP, NBA? #2- Esistiamo anche noi (Clippers Edition)


Dura essere un tifoso Clippers. Persino con un record 9-1, dominando la Western Conference, con un Blake Griffin formato MVP e un CP3 versione silenzioso ma letale, le luci della ribalta sono tutte per l'altra squadra di Los Angeles, per il lavoro di Luke Walton, per il talento di Russell e la gestione di Ingram. Stupido io che pensavo che ritirato Kobe, finito il Farewell Tour e altre boiate varie si parlasse il giusto dei Lakers. Ma evitiamo di parlare del complesso di inferiorità della squadra di Ballmer, concentriamoci su cose più importanti. Tipo il fatto che stiano dominando.

L'anno scorso, a causa dei problemi extra-campo di Griffin, Rivers ha faticato a trovare un equilibrio in campo alternando Paul Pierce e Mbah a Moute al posto del #24 ex-Sooners, beneficiandone in termini difensivi (86 punti subiti su 100 possessi per la line-up con il camerunense e Wesley Johnson in campo assieme) e riuscendo a mantenere costante il rendimento in attacco (109.4 l'offensive rating con The Truth da 3). Al ritorno di Blake, avvenuto ai playoff dello scorso anno, pur senza tempo per ritrovare gli stessi meccanismi, i Clippers sembravano comunque in grado di superare i Blazers e giocarsi il tutto per tutto con i Warriors, prima che Paul, con una frattura alla mano, e poi lo stesso Griffin, stiramento al quadricipite, lasciassero i compagni in balia dei due funamboli di Portland, e gli consegnassero di conseguenza la serie su un piatto d'argento.

Off-season silente, senza aggiungere nulla al core degli ultimi anni, se non Mareese Speights al posto di Aldrich e Felton, rifirmando per pochi spiccioli Pierce all'ultimo anno di carriera. A onor del vero, con CP3 in contract year e Griffin da rivalutare dopo aver decisamente deluso dal punto di visto caratteriale, la seconda (cronologicamente, specifichiamo) squadra di Los Angeles appariva molto meno credibile come contender, almeno rispetto agli anni scorsi.

E invece, altro anno, altra storia. Per questa partenza pazzesca coach Rivers ha trovato la line-up migliore possibile, che prevede Mbah a Moute da ala piccola e ovviamente i big four a completare il quintetto, che nelle prime 10 partite ha giocato insieme per ben 201 minuti, più di qualsiasi altra line-up nella lega, con un clamoroso 26.2 di net rating.
Proprio sull'impatto difensivo dell'ex-Sixers vale la pena soffermarsi:
-quando è in campo il defensive rating è 87.3 e i Clippers segnano 27.1 punti in più rispetto agli avversari, soprattutto a causa della strapotenza offensiva della line-up della morte, che sta tirando con una robina come il 57.6% come percentuale reale di tiro
-quando riposa, L.A. mantiene l'attacco avversario a meno di 100 punti su 100 possessi, precisamente 98.1, ma il net rating con gli avversari cala a 3.0, ben 24 punti in meno rispetto a quando Mbah a Moute è on court.


   At Rim
  3ft.-to-10ft.
    10ft.-to-16ft.
   16ft.-to-3pt
      3pt
CHRIS PAUL
   8/15(.533)
  6/13(.462)
    11/26(.423)
    11/22(.500)
22/49(.449)
BLAKE GRIFFIN
 45/64(.703)
 7/28(.250)
     3/11(.273)
   17/43(.395)
 2/12(.167)
J.J. REDICK
  7/8(.875)
    2/4(.500)
     4/12(.333)
    16/32(.500)
18/43(.419)
DEANDRE JORDAN
 39/66(.591)
  2/6(.333)
              -
             -
         -


 Riferendosi agli altri 4/5 del quintetto base Clippers, è indicativo il fatto che CP3 stia prendendo il minimo di tiri a partita dalla stagione 2012/2013, appena 12.5 x game, la maggior parte dei quali arrivano dal palleggio, che converte con il terzo dato assoluto della lega tra coloro con almeno 8 tentativi di pull-up shots a partita (46%, dietro solo al mostro DeRozan e CJ McCollum), per 9.8 punti x game. Finora, Paul si è dimostrato meno interessato a giocare il p'n'r, circa il 10% di volte in meno rispetto alla passata stagione, e, di conseguenza, limitando le situazioni di blocco&roll a canestro di uno dei migliori rollanti a canestro della lega, se non IL migliore, come Jordan (1.40 punti x possesso quando innescato sul p'n'r) che ha dimezzato la frequenza di roll a canestro ma non la quantità di punti realizzati x possesso, addirittura 1.69. Per quanto riguarda Mr. Efficienza alias J.J. Redick non serve nemmeno dire qualcosa, semplicemente alleghiamo la shot chart, poi fate voi.

JJ Redick 2016-2017 Shot Chart

Ma veniamo al discorso Griffin.              
Se per Mbah a Moute è degno di nota la differenza difensiva con quest'ultimo on/off court, altrettanto si può dire del ragazzo da Oklahoma City, riferendosi però alla metà campo avversaria. La produzione offensiva di squadra crolla miseramente dai 113 punti su 100 possessi con BG in campo ai 96 nel momento in cui è sul pino. Progressivamente, negli anni, Blake aveva tentato di allargare il proprio range, smentendo di fatto chiunque lo ritenesse solo una macchina da highlights, spostando il raggio d'azione anche oltre l'arco. Chiaramente, uno con un fisico e un atletismo del genere è difficile che si senta a suo agio distante dal canestro, pertanto i paralleli miglioramenti di ball-handling gli hanno permesso di poter battere l'uomo dal palleggio e concludere in avvicinamento; tendenza più che mai verificabile quest'anno, le soluzioni in avvicinamento e spalle a canestro (0.93 punti x post-up, dato migliorabile ma comunque superiore alla media) costituiscono più della metà dei suoi tiri. Magari CP3 è e continuerà a essere leader tecnico ed emotivo, ma già dal punto di vista del gioco il 27% di USG, dato più alto di squadra, di Blake testimonia la fiducia dello staff in lui, a questo punto forse realmente maturato mentalmente come ci si augurava.
L'intero movimento, dalla ricezione, passando per il palleggio in mezzo alle gambe e la virata, è di un'eleganza e di una classe clamorose.

Con una line-up base di questo impatto, Rivers si potrebbe anche permettere una panchina meno efficiente, tenendo conto del fatto che a guidare la second unit c'è suo figlio e che Speights pensando di essere ancora ai Warriors si sente in diritto di prendersi tiri fuori dal mondo. Al contrario, i Clippers sono 7° nella lega per bench points, con 38.8 punti x game, limitando al minimo le palle perse (4.3) e capitalizzando al massimo i liberi tirati rispetto al quintetto titolare (non penso serva specificare chi tra di loro vada un tantino in difficoltà dalla lunetta).
Spendiamo due paroline anche per Jamal Crawford, che a 36 anni è ancora poesia in movimento, continuando su questa strada non è utopia pensare a un quarto titolo di Sixth Man of the Year, per scolpire nella storia chi sia stato il miglior bench guy di tutti i tempi. 




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