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martedì 22 novembre 2016

WHAT'S UP, NBA?#3- Dallas, abbiamo un problema

Se fosse vera la celebre frase di John Madden, ex-Coach NFL che portò i Raiders di Oakland alla vittoria del SuperBowl nel 1976, secondo cui "gli attacchi fanno vendere i biglietti, le difese vincono le partite", i Mavs di questo inizio stagione prenderebbero bastonate da tutti. In un palazzetto semi-vuoto.

   
Dallas è e sarà ancora per tantissimo tempo legata alla figura di Dirk Nowitzki, probabilmente il miglior europeo di sempre ad aver calcato i parquet americani, ma dopo l'anello del 2011 non vi è mai stata nemmeno la sensazione che quell'impresa potesse ripetersi. Dopo più di 5 anni, è più che mai evidente che non si possa più far affidamento sul tedesco come un tempo, e a rincarare la dose è arrivata una ricaduta al tendine d'Achille che lo terrà fuori almeno fino a metà settimana prossima, lasciando i Mavs, di fatto, senza il proprio capitano, leader emotivo e miglior realizzatore.                
E'importante chiarire il problema a monte di tutto: senza Dirk il castello Mavs rischia di crollare comunque, la decisione di continuare a costruirgli un core intorno è legittima ma, per adesso, bocciata in toto. Core che, a dirla tutta, sarebbe anche validissimo, se non fosse per una panchina preoccupante e una tendenza generale poco simpatica ad infortunarsi.
   

Accaparrarsi Barnes in uscita da Golden State per 94 milioni nei prossimi 4 anni era una mossa di mercato notevole, sia per il contratto, relativamente economico in relazione al valore del giocatore, in una Free-Agency totalmente impazzita; sia per i potenziali margini di miglioramento dell'ex 3 titolare dei Dubs, già in quel momento unanimemente considerato tra i migliori 3&D della lega. E per un motivo ben preciso: nel sistema di gioco Warriors la quantità dei tiri è sempre stata direttamente proporzionale alla qualità, la transizione offensiva giocata quasi sempre divinamente apre spazi clamorosi ai tiratori, spazi in cui l'ex-Tar Heels ha sguazzato trovando la sua comfort zone, ovviamente prendendo quanto gli era concesso dalle difese, impegnate a trovare accorgimenti per l'MVP e Green (sempre che esistano). Ecco, il passaggio da quarta opzione offensiva a go-to-guy, per di più in una squadra molto meno capace di creare tiri aperti, non è esattamente la cosa più facile del mondo. La frequenza di tiri presi in catch and shoot è calata addirittura del 15% rispetto all'anno scorso, mentre quella dei tiri presi dal palleggio è salita dal 27% al 36.5%, a dimostrazione della difficoltà nel creare tiri piedi per terra da parte della squadra di Carlisle. Anche facendo un discorso più generale, che prescinde dal tipo di tiro, passare da 9.6 a 17.8 tiri x game è stato abbastanza controproducente, e ovviamente ha comportato un fisiologico calo delle percentuali dal campo.                      
C'è bisogno di tempo per Barnes per diventare quello che Cuban si aspetta, ma non avrà mai nelle corde il ruolo di primo violino, almeno a mio parere, per cui è importante prenda meno responsabilità e lasci a Dirk l'incombenza di caricarsi la squadra sulle spalle.

Parlando sempre di colpi di mercato, tradare una seconda scelta per il contratto in scadenza di uno dei migliori rim protector della lega aka Andrew Bogut, con Pachulia a fare il viaggio opposto verso la baia, è stata una mossa molto intelligente. Tra il georgiano e la prima scelta del 2005 c'erano 6 punti di DefRating di differenza, una percentuale al ferro concessa migliore (52.2% a 45.2%) e una differenza percentuale sulle stoppate quasi imbarazzante, 56.7% contro il 18%. Quello che in gergo si può tranquillamente definire un upgrade.
Per giudicare l'impatto dell'australiano con cognizione di causa servirebbe aspettare la front-line al completo, servirebbe aspettare quindi che Dirk torni a pieno regime: sulla carta, l'ex-Warriors avrebbe le capacità di coprire molte lacune difensive del tedesco, con la sua abilità di occupare il pitturato e proteggere il ferro. E di conseguenza, lo stesso Nowitzki ne beneficerebbe in attacco, potendo spaziare su tutto il fronte offensivo grazie agli spazi aperti dai blocchi di Bogut, a sua volta in grado di essere innescato sul pick and roll da Williams con più frequenza di quanto accadeva nella Baia (solo il 9.7% delle volte, per 0.89 punti a situazione). Work in progress, quindi.
     

Il quadro generale è preoccupante, nessuno a roster quando è in campo ha un offensive rating superiore ai 100 punti su 100 possessi (eccetto l'argentino Nicolas Brussino), situazione figlia della scarso talento di squadra, in cui anche un Jonathan Gibson a caso, che qua in Italia ricordiamo a Brindisi come scorer ignorante di razza, risulta un giocatore migliore (26 punti alla seconda partita nella lega, record per un undrafted). L'altro giocatore al di sopra del livello medio di talento in squadra è Jose Juan Barea, alias un buco nero portoricano. Quando è in campo il pace scende fino a 93.48, la tendenza è quella di rallentare il gioco, tenere ferma la palla (24.4% di USG) e poi chiamare il blocco per giocare il pick and roll (il 53.9% delle volte), che nella maggior parte dei casi finisce con penetrazione e tiro in avvicinamento (0.83 punti x possesso, dato inspiegabilmente onesto considerata la prevedibilità e la ripetitività della giocata). Nonostante tutto, l'infortunio di settima scorsa lo terrà fuori per un po', togliendo alla second unit Mavs anche quel poco brio che aveva.

C'è anche un altro problema, ma stavolta è più o meno indipendente dal modo in cui stanno giocando i Mavs. Il problema è un altro undrafted, di nome Wes Matthews, che non riesce a trovare continuità da ormai 2 anni, da quell'infortunio al tendine che lo costrinse a chiudere anzitempo la stagione ai Blazers. Senza timore di smentita, Wes è ancora tra i migliori esterni della lega per impatto sulle due metà campo, ma fatica a raggiungere i fasti di due anni fa.
Nella stagione '14-'15, Matthews concedeva all'avversario su cui era in marcatura appena il 40.5%, con ben più di 3 punti di differenziale rispetto alla FG% del suo match-up, mentre in una stagione e scampoli in Texas riesce a limitarli non sotto il 43.3% dal campo; in più, considerando solo la scorsa stagione, persino parlando di impatto difensivo globale i Mavs subivano meno punti con Wes seduto sul pino (105.7 ON court/101.6 OFF court).
Non va tanto meglio nella metà campo offensiva. Il tiratore clamoroso che era l'ex-Portland (39% dall'arco, 38.8 spot-up e 39.4 dal palleggio) sembra sparito, l'ultima versione che ha giocato le prime 11 partite in maglia Mavs è la copia sbiadita: appena il 31.3% da 3, 0 fiducia nel proprio tiro in catch and shoot, che segna con il solo 28.4%, e il 37% in pull-up che, paradossalmente, è il tiro che più sembra volergli entrare.
    

Tutto ciò che esce dalla panca oscilla tra il mediocre e il disastroso, tenendo anche conto del fatto che l'attuale second unit sarebbe invece in parte in fondo alle rotazioni. Dwight Powell, arrivato dalla trace per Rondo due anni fa, è stato la passata stagione tra i migliori roller della lega, segnando 0.94 punti a possesso, quest'anno invece il suo contributo sul p'n'r è calato a 0.83 punti, calo figlio anche della maggior frequenza con cui l'ex-Boston viene innescata, praticamente raddoppiata (47.4%) Justin Anderson, swingman mancino da Virginia con le caratteristiche fisiche e tecniche per diventare uno dei migliori 3&D della lega, alla sua stagione da sophomore sta tirando con il 15% da 3: un brusco peggioramento rispetto al buon 28% dello scorso anno, in prospettiva migliorabile con un estate di duro lavoro al tiro. Il fratellino di Steph ha coronato il suo sogno di giocare in NBA con i Kings e si è guadagnato un altro contratto con i Mavs, ma gli infortuni di Devin Harris lo hanno catapultato da terzo play a primo portatore di palla talvolta, mettendone in luce tutti i limiti fisici e non.

Serve un inversione di marcia, i buoni segnali intravisti nell'ultima partita con gli Spurs non devono essere un fuoco di paglia, le possibilità di rialzarsi e inseguire un posto ai playoff ci sono, ma è fondamentale che il tedesco torni e rimanga sano. Mica facile.










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